Alfredo Ascani // Lettera ad un giovane monaco tibetano

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Rivista di Giovane Montagna

Lettera ad un giovane monaco tibetano

II nostro incontro fu certamente mediato dall' orologio che avevo al polso, il suo quadrante che segnalava: i giorni della settimana i giorni del mese le fasi lunari colpirono la tua immaginazione, come colpi la mia la tua veste monacale. Più tardi riflettendo paragonai il tuo interesse a quello che mi pervase quando fanciullo vidi a Roma le truppe diventate alleate invadere le strade: le loro scarpe gommate la stoffa lucida delle loro camicie, tutto in loro trasudava ricchezza ed io figlio di un paese profondamente prostrato umiliato li osservavo come alieni: (questa parola non esisteva a quei tempi!) Io figlio di poveri vinti osservavo la trasudante vincente ricchezza e la desideravo come traguardo - esempio, ed ho impiegato decenni per liberarmi da questo mito che mi era penetrato nel profondo, ma che non riuscii mai a disumanizzarmi; fortunatamente il mio Karma lo impedì, un angolo del mio cervello aveva mantenuto una larvata forma di sospetto. Le buone scarpe gommate erano si necessarie, rna non per compiacersene rna per camminare per inoltrarsi metaforicamente per nuove strade. Aver identificato nelle scarpe dei soldati non un possesso ma una possibilità di nuove iniziative, sono certo mi salvaguardò in parte da quella devastante idolatria che pervase il mio paese che si assoggettò supinamente. Tutte le nuove usanze furono integrate, ricordo l'entusiasmo per la Coca Cola, molti smisero di bere il vino per bere quest'ultima, certo questo avveniva principalmente nelle città, la provincia rimase fortunatamente più tradizionalista. Perdona, caro Khadup questa mia lunga digressione sulle esperienze della mia infanzia, le analogie con il nostro incontro non sono del tutto pertinenti; fortunatamente, tu non sei figlio di un popolo vinto; tutt'altro, tu hai una fede che ha superato indenne secoli e secoli, tu hai una metodologia una cultura della vita che avete affinato in secolari esperienze, l'arte di vivere tra i quattromila e i cinquemila è sicuramente Vostra, nessuno potrebbe onestamente minimamente discuterla. Dunque, caro Khadup non sono venuto nel tuo paese per portare la mia stima il mio rispetto, queste si certamente tanto che mi sembra pleonastico ricordarlo, voglio sottolinearlo per far si che il nostro incontro non abbia ombre, ma per chiedere per studiare, poiché dopo aver superato i sessant'anni di età, ancora non possiedo nessuna certezza anzi la mia inquietudine interiore sembra accrescersi. II mio orologio al polso; che tanto ti colpì, o la piccola Minolta appesa al mio collo non erano che un travestimento tanto amato dagli europei o dai giapponesi ormai occidentalizzati; pensa, anche loro bevono da decenni la Coca Cola! Certamente penserai che questa storia della Coca Cola al posto del vino o del sake deve avermi traumatizzato. Se avessi la possibilità di farti confrontare le due bevande sono certo mi comprenderesti, da una parte una millenaria tradizione dall'altra il miscelato infuso di un farmacista intraprendente. E' cosi, i figli dell'occidente girano il mondo travestiti per non mostrare la loro insufficienza per nascondere la loro inquietudine la propria incertezza. Puoi esser certo che se avrai modo d'interrogarne qualcuno, pochissimi ti confermeranno queste mie considerazioni, disgraziatamente la presunzione prevale, ma credimi come tu certamente sai tra la forma e la sostanza può correre molta distanza! Eccomi al nocciolo del terna della mia lettera, l'esteriorità e l'interiorità. Rivedendo le foto che mia moglie gentilmente ci scatto questa fu la domanda-quesito che mi venne spontanea ,alla mente. Sono certo che qualche dotto mi potrebbe già obbiettare di non dilungarmi, poiché su questo tema molto già è stato scritto, basti ricordare "Essere ed avere" di Fromm, e chissà quanti altri potrebbe citare, è vero molto è stato già detto su questo tema, ma ritengo che ogni uomo debba costruire il suo muretto, debba impegnarsi personalmente nella elaborazione, solo cosi può sperare di diminuire il margine del suo errore, o di capire pin profondamente la problematica. Credimi Khadup non è presunzione, è desiderio di conoscenza.
Ma questa penultima parola; desiderio, secondo la tua metodologia dovrebbe allontanarmi, non avvicinarmi alla conoscenza! Si può coltivare un desiderio con distacco? Dove collocare quell'armonico punto d'incontro? Un punto d'incontro dove ci sia I'assoluta giusta miscela di conoscenza, senza alterazione umana.
II distacco, ecco un concetto tanto difficile da coltivare in occidente.
Noi coltiviamo il suo contrario,la proprietà l’ereditarietà e cosi di seguito, la famiglia il clan, la classe sociale o culturale, spesso giustificati dall'amore dalla fedeltà dalla paura, e ciò non toglie che molti risultati positivi siano stati ottenuti, quindi anche nell'attaccamento non tutto è da disprezzare, tutt'altro.
Certo se questo viene coltivato in età diciamo avanzata, allora è patologico, ossia è malattia. Nella società in cui vivo, tutti specialmente gli anziani sono impegnati a promuoversi a distinguersi ad eternarsi, per esempio non è più considerato valido il silenzio. Premetto caro Khadup, che anch'io faccio parte di ciò, anche se onestamente spesso compio qualche sforzo per astenermi.
Mi riconosco terribilmente altalenante in tutta la mia lettera, una costante comune ai navigatori che vogliono perseguire una rotta contro corrente, e mantenere una obbiettività di giudizio. Tutto sarebbe facile se il bene ed il male fossero chiaramente separati, invece li vediamo estremamente miscelati nella stessa persona, più questa è evoluta più è difficile distinguere tanto da ingannare anche il più smagato osservatore. Sebbene debba ricordare che costui non inganna gli altri, ma inganna in definitiva solo se stesso, ridicolizzando il suo esternamente soggettivo processo evolutivo; il processo evolutivo della propria coscienza. Caro Khadup, la coscienza e un termine che con l'età diviene più imperioso, più pressante, per questo sentirai spesso dalle nostre labbra mormorare non; come molti credono: Mamma mia! ma viceversa: Gesù mio aiutami tu! Perche tale e il nome del nostro Maestro, anche Lui considerava determinante per il processo evolutivo : la compassione, l'amore, esattamente come il tuo Maestro. Ambedue, in epoche diverse in paesi diversi in lingue diverse predicarono l'importanza di questi valori e ne furono testimoni coerenti.
Sono felice di aver potuto visitare il tuo paese, di aver visto i grandiosi altipiani, i raccolti luoghi di preghiera nei vostri templi, le vostre copisterie, tanto ben descritte dal nostro Tucci; uno dei pochi italiani, che parlava la tua lingua. L'interesse per il Tibet mi sorse appunto leggendo il suo libro" A Lhasa e oltre. " Ho intravisto da lontano la cima del Qomolangma, e non l'Everest; devi aver pazienza Khadup, gli europei si appropriano di tutto, aver visto brucare gli yak sui radi prati, aver navigato sul Brahmaputra, aver visto il Potala dalle mille e più stanze, le mille e più raffigurazioni sulle pareti dei templi, aver visto e mischiatomi alla folla dei credenti che pregava nel Potala, mi ha riempito di gioia e gratitudine. II Dio dei cieli e veramente grande e d comprende tutti.
Ora termino la mia lettera, ho respirato l'aria rarefatta dei 5000, ho visitato i vostri villaggi, ho mangiato il vostro pane, ho parlato un linguaggio gestuale con te, completato dagli sguardi piu che dalle parole, altro non ti potrei dire, ti auguro una felice riuscita nei tuoi studi tanto da raggiungere la saggezza.