Alfredo Ascani // Considerazioni sulla poesia

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Lezioni scelte - Volume Sesto
Università di Castel Sant'Angelo - Istituto Internazionale Epistemologia "La Magna Grecia" - Roma
Ips Editrice

La rima

La rima, ecco un altro aspetto problematico della poesia. Inserirla o non inserirla? L'interrogativo è reale, poiché questa è una sirena che ammalia con il suo canto, tanto da impadronirsi della lirica e costringere il poeta a virtuosismi acrobatici.
Non ne fu esente neanche il Sommo Poeta, che tranquillamente inventava parole, ma quali divine invenzioni faceva scaturire dal suo genio poetico, per rispettare la rima, chi se ne accorgerebbe? Le faceva divenire reali.
Intraprendendo questa strada poetica l'autore rischia, se non è accorto, di riprodurre l'ossessiva cadenza del Bolero di Ravel, chi conosce il brano musicale comprenderà ciò che intendo dire. Con tale premessa si può facilmente capire come la rima possa divenire facilmente un'arma a doppio taglio; eppure originalmente utilizzata può divenire sicuramente l'anima di una lirica, essa dona al verso il ritmo la musicalità, due caratteristiche che non hanno mai fatto del male a nessuna lirica.
Utilizzarla quindi ma con proprietà, che sia godibile ma invisibile meglio impercettibile, facendola cadere al centro del verso e non alla fine, cosi si ottiene lo stesso effetto musicale senza che appaia, proporla certo ma senza regolarità.
Utilizzata dal poeta maturo è un'arma formidabile, ma guai ad abusarne, ed il limite tra il troppo e il poco è difficile da definire. I grandi poeti antichi non la utilizzavano: Omero, Virgilio, ed anche poeti moderni come: Ungaretti. Pavese, Quasimodo, invece molto raffinatamente la utilizzarono Montale e Saba ed anche il poeta, per me il più moderno in assoluto, G. Benn.

La forma

Che cosa è la forma o l'espressione che dir si voglia? E' quel tratto estremamente personale con cui un artista si caratterizza nel suo lavoro, in pittura penso si possa individuare nei colori che ama utilizzare nella esposizione dei temi a cui desidera dar vita, nella pennellata, nella simbologia o tratto grafico, insomma nell'insieme delle caratteristiche con cui è possibile guardando un'opera pittorica dire con sicurezza: un Morandi, un De Pisis. Ho scelto due pittori di cui è facile risalire, osservando i loro lavori alla firma, per la loro continuità in un periodo della loro vita pittorica ad un soggetto o meglio; per dare un significato più esteso ad una forma.
Perché questo lungo preambolo, perché estendere questi esempi o metodi di lavoro alla poesia non è altrettanto semplice. Vorrei citare un altro esempio nel campo cinematografico, ho visto recentemente un film di T. Malick dal titolo:" La lunga linea rossa", uno stile interessante meglio inconfondibile: la voce riflessiva fuori campo, fa giungere allo spettatore una riflessione più intima, più intensa, metodo estremamente valido, non credo che sia stato utilizzato così bene da altri cineasti.
Tornando all'arte che ci interessa direttamente, la poesia, possiamo affermare che la possiamo udire declamare o leggerla, quindi metodi in fondo estremamente volatili, soltanto in seguito a molteplici riletture si possono far emergere i contenuti della forma: la composizione dei versi, il numero delle strofe, la metodologia delle rime: baciate, alternate, assonanti, identiche, equivoche, frante, spezzate, ripetute,insomma la fedeltà di un poeta ad uno schema metrico. Analizzati questi possiamo osservare l'utilizzazione delle parole, la tendenza nel ripeterle nel riunirle per formare un verso, come l'autore colloca i verbi gli aggettivi, come inizia un verso, come lo termina, l'originalità delle rime, l'invenzione delle metafore, la tematica delle sue rime, la capacità di evocazione delle stesse, la capacità "del profondo respiro" mi diceva il poeta B. Antonini, la capacità d'introspezione, la capacità di universalizzare, l'aderenza del mondo fantastico del poeta alla realtà.
Da quanto sopra descritto si può capire che scrivere sulla forma, significa evocare un vero e proprio laboratorio, di cui il poeta è l'artigiano che può far finta di non conoscere gli strumenti del suo mestiere, e far credere che la Musa l 'ha ispirato, e sicuramente l'ha ispirato, ma questa senza quest'altro consapevole accompagnamento darebbe adito soltanto a forme poetiche dilettantistiche, e questo non è assolutamente accettabile in poesia, forse in nessuna forma artistica.
Per concludere, la forma è la essenziale caratteristica di una professionalità matura, una specie di carta d'identità artistica, ricercata codificata salvaguardata da ogni autore, il suo logo.
Non crediate che l'autore si dia tanto da fare per dimostrare questa sua individualità, questa gli viene naturalmente, poiché egli non sa e non potrebbe esprimersi diversamente, egli vede il mondo così, lo interpreta in tale maniera, e solo così potrebbe descriverlo. Quei temi che esporrà, sono i temi a lui congeniali, perché li conosce a menadito, in essi sa bene districarsi, perché li ha vissuti, meglio li ha meditati.
Per tale ragione il lettore avveduto; attento, dovrebbe poter riconoscere l'autore con estrema facilità, perché leggendo la sua opera vi troverà tutto il suo mondo.

Le cause dello scrivere

Sono molteplici le ragioni dello scrivere, del poetare: necessità del bello, ricerca estetica, liberazione, testimonianza, espansione di coscienza, l'impossibilità di un dialogo su tematiche inconsce, desiderio di arricchire la lingua, sensibilità estrema, generosità intellettuale, anormalità.
E' interessante però constatare che tutte queste causali hanno una radice comune, in definitiva tutta la problematica artistica, non è altro che la capacità di immaginare, intravedere molteplici realtà. Più il numero di queste è elevato più è alta la maturità artistica, proprio questa molteplice visione della realtà diverrà così l'aspetto caratteristico dell'essere artista. Certo l'artista non deve solo immaginare, deve in seconda istanza, trasmetterVi, da ciò possiamo affermare che non esiste l'arte, esiste l'artista, non esiste la poesia esiste il poeta, quest'ultimo è la matrice, lui compie la trasfigurazione, senza questo atto creativo un albero sarà sempre ed assolutamente niente altro che un albero.
Purtroppo in questa capacità umana non esiste la democrazia, non è equamente distribuita, molti sono i condannati dalla natura a vedere solo e soltanto un albero. Il perché di questa disparità è la vera materia di indagine del prossimo futuro. Ricordando che se questa capacità si potesse estendere, non cesserebbe il dolore nell'uomo, si tramuterebbe in un dolore interiore meno visibile.
Ritengo che il diffondersi dell'interesse artistico in questi ultimi decenni del secolo passato, stia preannunciando che forse una maggiore equità si sta diffondendo nella capacità di immaginare.
Dopo tanto seminare si intravedono i frutti.
Immaginiamo quali problematiche potrebbero sorgere in una comunità composta in massima parte di artisti? L'arte in senso lato se ne avvantaggerebbe?
Nei cenacoli, nelle accademie artistiche, ossia luoghi dove gli sforzi sono convergenti unitari, si verificano salti di qualità? Probabilmente si almeno inizialmente, anche se l'artista ha una sua individualità estremamente personalizzata, aliena dalle regole che invece ogni comunità deve necessariamente imporsi per ragioni di sopravvivenza. Sicuramente salvaguarderebbe l'artista nei suoi periodi di crisi creativa, vivere in un ambiente dove tale problematica fosse conosciuta, significherebbe certamente salvare, non credo di esagerare, vite preziose.
Le causali dello scrivere possono spesso misteriosamente interrompersi, l'immaginazione bloccarsi, ed assistere al triste fenomeno dell'artista che si ripete sempre più stancamente ossessivamente, tanto che la morte può sembrare una liberazione. Bisogna in tal caso apprendere l'arte dell'attesa: coltivando e quindi coltivandosi far sedimentare nuovo humus.
Il tempo la noia la maturità porteranno sicuramente dei frutti, e quand'anche ciò non avvenisse il silenzio non sarà il peggiore dei casi, penso a Schulz che si è lasciato morire insieme alle sue creature Peanuts, nel giorno dell'ultima striscia.
In verità Schulz il suo compito artistico l'aveva pienamente svolto.

Conclusione

Una mattina un poeta affacciandosi ad una finestra della sua casa vede un numero di uccelli sfrecciare davanti ai suoi occhi, si siede al suo tavolo e scrive:
 
Cercatori 
 
Chi vide mai grumi sulla veloce forma
di piumaggi arruffati?
E ancor più raro, si dice,
notare corpicini spossati,
né pesi piombare si videro
sulla ellittica reclusa che si
dispiace di sì estremi baci,
ma oggi il cielo più che mai
ci colma e multiple saettano le ali.
 
Quel volo amo ragionare, dove
Immutati e pur sempre nuovi
sapienti nell'acrobatico potere,
amate ricercare,
Cosa cercate, cosa?
Inesausti senza posa
forse un angelo vi raccoglie
in volo e vi trasporta altrove
in un mondo privo di soglie
che l'uomo può solo immaginare.
Ed attendendo l'angelo voi
cercatori mirabili; alieni dalle mura,
nel celeste reale già cogliere vorreste
un interstizio, una fessura.